Più antico del Vesuvio. E tra i più grandi d’Italia, ma estinto da cinquantamila anni. Il vulcano di Roccamonfina s’innalza isolato tra i Monti Aurunci, che sono nel Lazio, e in Campania felix la piana del Garigliano e il massiccio del Massico, che lo separa dal Mar Tirreno.
Si presenta come un gigantesco cono di 25 chilometri di diametro che nella bocca del cratere accoglie i monti Santa Croce (1005 metri) e il Lattani (810 metri).
La sua origine risale a 630mila anni fa, quando una lunga fase di attività, durata fino a 374mila anni fa, creò un edificio vulcanico che raggiunse un’altezza di 1600/1800 metri, poi collassato per effetto di fenomeni tettonici. La fase successiva, tra i 374mila e i 255mila anni fa, fu caratterizzato da eruzioni pliniane e subpliniane a distanza anche di 4mila anni tra un evento e l’altro. Poi l’ultimo periodo, con modeste esplosioni che hanno lasciato all’interno della caldera due cupole laviche, il monte Santa Croce e il Lattani. E 50mila anni fa, la fine dei fenomeni primari e l’estinzione del gigante di fuoco.
Dalle rocce vulcaniche di Roccamonfina scaturisce l’acqua Ferrarelle, le cui sorgenti sono tutelate dal Parco delle sorgenti di Riardo. Sono rimasti, inoltre, fenomeni di vulcanesimo secondario come le fonti termali di acque oligominerali a Teano, Suio, Sessa Aurunca. Dal punto di vista naturalistico, di particolare interesse sono i castagneti, che crescono rigogliosi nell’area dell’antico vulcano. Oltre a ulivi, vigneti e tantissime specie di fiori. La fauna è rappresentata da caprioli, e dal picchio rosso e verde, gufi e barbagianni.
Il vulcano estinto rientra nel Parco regionale di Roccamonfina e Foce del Garigliano.
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