Ha dato il nome a uno spumeggiante vino rosso Doc. E’ famosa per i tessuti, anticamente frutto di una florida industria dei bachi da seta, e per la moderna produzione di costumi da bagno. Ma la storia di Gragnano da otto secoli è legata soprattutto alla farina.
E dai mulini di Gragnano, sempre in attività grazie ad un ingegnoso sistema di trasformazione dell’acqua in energia, venne assicurato il pane alla città sotto diverse dominazioni e anche nelle fasi più turbolente della storia del regno. Ma anche se producevano soprattutto farina di grano tenero, buona per il pane, alcuni mulini già nel ‘500 presero a lavorare il grano duro per trarne la farina adatta per i maccaroni. L’eccellenza della farina, unita al gusto particolare che l’acqua del torrente regalava all’impasto, insieme al clima favorevole alla lenta essiccazione fecero ben presto la fortuna della pasta di Gragnano. A produrla erano dei piccoli pastifici di famiglia, sempre più diffusi nel borgo circondato dai monti, dove ormai la nuova produzione stava soppiantando quella della farina per il pane e anche dei tradizionali tessuti di seta. La definitiva consacrazione alla produzione di pasta arrivò nell’800, quando iniziò una produzione su più larga scala e i laboratori familiari lasciarono il passo ai grandi pastifici aperti nel centro del paese, dove la pasta, appena prodotta dai macchinari con la trafilatura al bronzo, veniva esposta per l’essiccazione naturale. E l’Unità d’Italia segnò un’ulteriore svolta, perché ormai la pasta della cittadina dei Lattari veniva esportata non solo a Napoli, ma anche nelle città del nord. Ed era diventata tanto famosa da meritarsi, lungo la ferrovia che portava a Napoli, una stazione ferroviaria ad hoc, inaugurata alla presenza del re Umberto I e di Margherita di Savoia, la prima regina dell’Italia unita. L’energia elettrica fu un’altra conquista e segnò l’ulteriore sviluppo di quella che ormai era diventata una moderna industria, grazie alla quale Gragnano stava conoscendo un diffuso benessere e un forte incremento demografico. Le guerre mondiali, il terremoto del 1980 e la concorrenza dei grandi pastifici ridimensionarono la realtà gragnanese riducendo il numero dei pastifici e degli addetti. Un cambiamento che ha salvaguardato però la qualità della lavorazione secondo criteri artigianali e della materia prima, la farina, con il valore aggiunto dell’acqua del torrente e del clima favorevole. Così la città della pasta attrae i suoi ospiti per le eccellenze enogastronomiche, tra cui il gustoso panuozzo, per poi conquistarli con la bellezza dei paesaggi e la particolarità del suo borgo antico, che mostra i resti delle torri e delle mura del castello e che accoglie diverse chiese dal rimarchevole patrimonio storico-artistico. Imperdibile la visita alla splendente Valle dei Mulini, con i suggestivi ruderi delle antiche strutture sommersi dalla vegetazione e il pittoresco Presepe creato dagli artigiani gragnanesi.
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