Quel mare lo conosceva bene. E pure le terre intorno.
Li frequentava da quando viveva a Miseno, Plinio il Vecchio, nella sua qualità di praefectus classis Misenensis, cioè di comandante della flotta imperiale del Tirreno dislocata nel porto flegreo. E lì ambientò un racconto presente nella sua Naturalis historia, di cui sono protagonisti un bambino e un delfino.
Il cetaceo era entrato dal mare nel lago di Lucrino durante il principato di Augusto. Sulle rive del lago si fermava ogni giorno un bambino, povero di famiglia, che da Baia raggiungeva a piedi Pozzuoli per recarsi a scuola. Durante le soste a Lucrino, il bambino fece amicizia con il delfino, che aveva chiamato Simone e al quale donava sempre qualche pezzetto di pane. Il delfino rispondeva puntuale al richiamo e ben presto cominciò a prendere su di sé il bambino, conducendolo per mare tra Lucrino e Pozzuoli all’andata e al ritorno. Così Simone, per anni, accompagnò a scuola il suo piccolo amico, finchè questi non morì improvvisamente. Per giorni il cetaceo, sempre più triste, continuò ad andarlo a cercare nel luogo in cui si incontravano di solito. E quando comprese che il fanciullo non sarebbe tornato, il dolore per la perdita fu tanto forte che anche Simone si lasciò morire.
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