La caldera, dal diametro di 750 metri, prende il nome di cratere del Campiglione ed è raggiungibile da un passaggio a sud-est, la Porta del Campiglione. Formato da tufo giallo campano, il monte Gauro ha offerto per secoli materiale da costruzione alla zona flegrea e a Napoli, tanto che il suo versante sud-occidentale, dove erano aperte le cave, finì per collassare, formando il Circo di Teiano.
La terra vulcanica è particolarmente fertile, perciò il monte è coperto di vegetazione, anche sui fianchi più ripidi, popolati da macchia mediterranea, mentre sul versante esposto a nord crescono rigogliosi i castagni. I Romani prediligevano i terreni del Gauro per la produzione dell’uva utilizzata per il prediletto vino Falerno.
Il nome del monte Gauro è legato ad una delle più celebri battaglie dell’antichità, risalente alla Prima Guerra Sannitica, nel 343. Descritto da Tito Livio, lo scontro, lungo e sanguinoso, vide alla fine prevalere i Romani guidati da Marco Valerio Corvo sui valenti Sanniti. Quella vittoria segnò l’inizio dell’espansione romana in Italia, cambiando il corso della storia anche nell’area flegrea.
Ph: Stefano Erbaggio
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