Lo stillicidio ha fatto meraviglie. Stalattiti e stalagmiti compongono scenografie immaginifiche e misteriose, formano sculture imponenti e sorprendono con continue suggestioni lungo tutto il percorso.
Che copre solo una parte dell’immenso complesso ipogeo delle Grotte di Castelcivita, nel ventre degli Alburni, sulla sponda destra del Calore. Un sistema di cavità carsiche organizzato intorno a un cunicolo principale, con delle diramazioni laterali. Tre sono i possibili percorsi di visita, distinti in base ai differenti gradi di difficoltà. Il tratto utilizzato dai turisti, lungo circa 1200 metri, si conclude nella Caverna Bertarelli, a pianta circolare e con un diametro di oltre quaranta metri, impreziosita da un maestoso pilastro centrale e dalla cosiddetta “Pagoda”, una stalagmite a forma di tempio orientale. Il secondo tratto, amatoriale, è già più impegnativo e arriva fino al “lago Sifone”. L’ultimo è riservato agli speleologi esperti e raggiunge il “lago Terminale”. Pur diversamente fruibili, non c’è parte delle grotte che non offra straordinari spettacoli naturali: varie sale si susseguono nella roccia, ognuna con caratteristiche uniche e motivi di interesse speciali. E all’ingresso delle grotte, sono stati rinvenuti reperti di pietra e fossili, a testimonianza di presenze umane in quel sito risalenti a quarantamila anni fa. Anche se secondo la tradizione lì avrebbe trovato rifugio Spartaco durante la rivolta degli schiavi. E infatti sono conosciute anche come “Grotte di Spartaco”.
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