Nel settimo libro dell’”Eneide”, Virgilio vi aveva identificato una delle porte d’ingresso agli Inferi, come il Lago d’Averno sulla costa flegrea.
Un altro piccolo lago, nella Valle d’Ansanto, che ribolle ed emana vapori potenzialmente letali: sono le Mefite di Rocca San Felice, un sito di grandissimo valore naturalistico e scientifico. E anche archeologico. Le esalazioni del piccolo specchio d’acqua sono di anidride carbonica e di acido solforico, che produce miasmi inconfondibili, letteralmente mefitici, che si avvertono tutt’intorno. E infatti non vi è traccia di vegetazione nelle vicinanze. La concentrazione di anidride carbonica, poi, raggiunge livelli unici al mondo. Tanto più che non si tratta di un fenomeno vulcanico, come invece quelli flegrei.
Il luogo era talmente particolare che gli antichi Irpini vi fondarono nel VII secolo a. C. un santuario dedicato alla dea Mefite, protettrice della fertilità femminile. Scoperto alla metà del Novecento, i numerosi e pregevoli reperti ritrovati sono esposti nella Sezione Archeologica del Museo Irpino di Avellino. Nel Medio Evo, San Felice di Nola fondò nel punto dov’era il santuario italico dalla fama infernale una chiesetta dedicata a Santa Felicita.
Ph: Francescabrt
___