Quaranta chilometri di costa e di bellezza sottoposti a tutela dal 1997, tra la Costiera Sorrentina e l’Amalfitana, compresa Punta Campanella, nei territori dei Comuni di Massa Lubrense, Piano di Sorrento, Sorrento, Sant’Agnello, Vico Equense, Positano.
Una suggestiva successione di baie e di promontori, di ripide falesie che s’innalzano a picco sul mare e di grotte, formate dai fenomeni carsici legati alla natura calcarea delle rocce. Ambienti diversificati, che offrono condizioni di vita ideali alle circa cento specie di uccelli che li popolano stabilmente o che vi si soffermano durante le lunghe migrazioni stagionali.
Ci sono i rapaci diurni, come il gheppio e il raro falco pellegrino stanziali, a cui si aggiungono durante le migrazioni poiana e sparviero, e notturni quali assiolo, barbagianni, allocco, corvo imperiale e torcicollo. Dai vari punti di avvistamento disponibili sul Monte San Costanzo, sul Monte Sant’Angelo e Malacoccola, gli appassionati di birdwatching possono godere anche dell’osservazione, nel loro magnifico ambiente naturale, di picchi rossi maggiori, usignoli, tordi, allodole, beccacce, cuculi, balestrucci, occhiocotti, capinere, luì piccoli, cinciallegre, cinciarelle, scriccioli, fringuelli, verzellini, verdonie cardellini.
Oltre all’avifauna, la fascia costiera ospita diversi mammiferi selvatici: volpi, lepri, donnole, arvicole, ricci. E rettili: lucertole campestri e muraiole e il veloce serpente biacco.
IL PARCO MARINO
All’area protetta a terra, lungo la costa, si accompagna l’area protetta a mare, per una superficie complessiva di oltre 1500 ettari. Anche la parte marina è connotata da una grade varietà di habitat favorevoli ad una ricca biodiversità.
Lungo le pareti rocciose costiere si aprono una cinquantina di grotte, sommerse a causa del progressivo sprofondamento prodotto da fenomeni tettonici. L’oscurità è la condizione di vita di specie anche rare come l’anemone notturno Halcampoides purpurea. Nelle cavità, poi, trovano rifugio da giovani alcune specie animali che, da adulte, popolano invece le zone litoranee.
Dalla fascia costiera verso il largo cambiano progressivamente i paesaggi marini con grande varietà di piante e animali, alghe rosse, verdi e brune. Dove prevale il substrato roccioso si trovano soprattutto specie sciafile, che non hanno bisogno di molta luce, come le alghe rosse Jania rubens e il piumino dimare. Le secche, poi, sono straordinariamente ricche di forme di vita spettacolari. Non mancano delle estese praterie di Posidonia oceanica, prezioso riparo e nursery per numerose specie: ricci, stelle di mare, ascidie, gasteropodi, crostacei, cavallucci marini e, tra i pesci, salpe, scorfani, castagnole e labridi.
Nella zona A di protezione integrale rientra lo Scoglio del Vervece, appena un chilometro fuori al porticciolo di Marina della Lobra. In quel tratto di mare, a 12 metri di profondità, si trova la famosa statua della Madonnina. Le pareti rocciose sommerse sono ricoperte da Parazoanthus, da gorgonie bianche e arancioni. A 35 metri il cosiddetto viale delle gorgonie è un sostrato sabbioso fiancheggiato da alte pareti coperte da Eunicelle, Spirografi e Anthias rosa. Le pareti più profonde, fino a 50 metri, sono popolate da foreste di Paramuricea clavata e, ancora più in profondità, sono insediate spugne arancio e rami di gorgonie su cui prolifera la Gerardia savaglia.
Un’altra zona A è intorno all’Isolotto di Vetara. Lì il profondo fondale a cinquanta metri e le pareti sommerse sono coperti di coralligeno. A meno di cento metri dall’isolotto si trova una secca simile ad un atollo, frequentata da Labridi, Castagnole, Mennole e Boghe. Di particolare rilievo, all’interno della zona di massima tutela, è la presenza dell’ormai rarissima Pinna nobilis.
Rientrano nella zona B Punta Campanella e lo Scoglio a Penna, che chiude la magnifica baia di Ieranto, dove l’incontro tra le correnti dei golfi di Napoli e Salerno produce una grande ricchezza di nutrienti che attrae varie specie ittiche di passo (tonnetti, palamiti e ricciole). Sono acque ideali per le immersioniguidate, che propongono anche la visita alle strutture romane sommerse sotto Punta Campanella.
Nella zona C si segnalano la splendida Grotta dello Zaffiro, che trovandosi a bassa profondità si presta pure ad immersioni in apnea, e a Mitigliani la Grotta delle Corvine, così chiamata per la notevole quantità di quei pesci.
LA BAIA DI IERANTO
Tra le diverse baie che si aprono lungo il tratto costiero dell’Area protetta, si distingue per importanti particolarità la Baia di Ieranto, 63 ettari di incanto azzurro incastonati tra la Torre della Campanella a ponente e la Torre di Montalto sulla Punta Penna a levante, che ricadono interamente nel territorio di Massa Lubrense. A donarle una peculiare conformazione è, al suo interno, la Punta Capitello, che distingue la Baia Grande dalla Baia Piccola.
Gran parte della baia e della sua parte costiera, sul lato di ponente che inizia da Punta Campanella, è del Fai, il Fondo Ambiente Italiano. È proprio in quel tratto che la costa si presenta ripida e rocciosa. Fu per sfruttare la roccia carsica che dai primi del Novecento al 1952 quella zona venne interessata da una intensa attività estrattiva, oggi completamente dismessa, ma della quale restano diverse strutture.
Verso Punta Penna, invece, la linea di costa è disegnata da pendii che digradano dolcemente verso il mare. Il paesaggio costiero ha i colori della chiara pietra calcarea dei muretti a secco che delimitano i terrazzamenti e del verde argenteo degli uliveti.
Tra i punti più suggestivi della baia c’è la spiaggetta di sabbia chiara da cui si ammirano i Faraglioni di Capri.
A mare, la baia non è meno ricca di peculiarità, dovute alla confluenza proprio in quel tratto di mare delle correnti caratteristiche del Golfo di Napoli e di quelle del Golfo di Salerno, tra i quali è collocata Ieranto. Il complesso gioco di quelle correnti crea il fenomeno della “risalita” o upwelling, ovvero la risalita d’acqua dagli strati più profondi alla superficie. Questo continuo movimento, che determina anche notevoli variazioni di temperatura sulla colonna d’acqua, mette in circolo grandi quantità di nutrienti, favorendo così una straordinaria varietà di specie marine, animali e vegetali. Tra le rarità ittiche si contano il rinomato pesce San Pietro e il pesce civetta o rondine di mare. Non è raro, invece, incontrare le tartarughe marine Caretta caretta in quelle acque dove, fino al secolo scorso, era di casa anche la foca monaca.
La Baia di Ieranto si può raggiungere in barca o, via terra, dal centro di Nerano, grazie a un sentiero che passa per la Casa Rosa in cui il celebre scrittore Norman Douglas avviò nel 1911 la stesura del suo famoso Siren Land, La Terra delle Sirene.
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