Profondo conoscitore delle lingue semitiche e orientali, storico delle religioni, Joseph Ernest Renan nacque in Bretagna, a Tréguier, il 28 febbraio del 1823. Rimasto orfano da piccolo, entrato in seminario a quindici anni, se ne allontanò sette anni dopo per proseguire i suoi studi, che lo portarono anche in Italia, per la laurea sull’averroismo.
Seguirono diverse pubblicazioni di storia delle religioni. Nel 1863, quando uscì la sua opera più famosa e controversa, la Vie de Jèsus, insegnava ebraico al Collège de France. Cattedra che perse l’anno dopo, proprio a causa dell’ostilità suscitata da quel volume. Riprese l’insegnamento nel 1870. Nel 1875 arrivò per la prima volta a Ischia insieme alla moglie e si fermò a Casamicciola per le cure termali, traendone grande giovamento. L’isola lo conquistò e ci tornò due anni dopo per un nuovo ciclo di cure. Quella volta portò anche i figli, Noemi e Ary, che mostrava un buon talento artistico e che, assai cagionevole di salute, si giovò anche lui delle terme. Fu durante quel lungo soggiorno primaverile ischitano che Renan scrisse uno dei suoi drammi filosofici, Caliban. Divenuto accademico di Francia, l’anno dopo, nel 1879, ad agosto e settembre fu ancora ospite di Casamicciola, presso l’albergo Villa Zavota, con tutta la famiglia.
E fu allora che il figlio Ary, pittore sempre più promettente, dedicò diversi disegni all’isola, che restano preziose testimonianze, visto che alcuni ritraevano l’abitato di Casamicciola cancellato dal terremoto del 1883. Pur apprezzando tantissimo l’isola, citata in varie lettere con toni entusiastici, e i benefici effetti delle cure termali, i Renan non ci tornarono più. In quel 1879, lasciata Ischia, trascorsero qualche giorno a Sorrento. Proseguì negli anni seguenti una intensa attività da scrittore e da storico. Famoso il suo scritto, mutuato da una conferenza alla Sorbona del 1882 sullo stesso tema, Che cos’è unanazione? Renan morì a Parigi il 2 ottobre 1892.
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