I germani reali e le folaghe nuotano tranquilli tra le canne.
La loro presenza, e quella di numerose altre specie di volatili, smentisce l’origine del nome del lago, Averno, dal greco Aornos, ovvero “senza uccelli”. Così doveva apparire agli antichi, che quel nome avevano coniato, a causa dei fenomeni vulcanici, all’epoca molto più frequenti e stravolgenti in quell’area. Non a caso, la mitologia classica aveva individuato nelle profondità del lago l’ingresso di quello che i Greci chiamavano Ade e i Romani Inferi. Lì dove Enea, su ispirazione della Sibilla, aveva potuto eccezionalmente accedere, per parlare con il padre Anchise, che quell’ingresso aveva già superato.
Il suono delicato dell’acqua fa da sottofondo, mentre lo sguardo si posa sulle alture che racchiudono il lago vulcanico, coperte da una fitta vegetazione, a completare l’immagine di un’oasi fortemente evocativa. Dove la natura appare incontaminata, se non fosse per i pochi manufatti moderni e per l’imponente costruzione del Tempio di Apollo, che s’innalza sulla riva, testimone del tempo che generò il mito.
All’iniziò dell’età imperiale, fu collegato al mare per crearvi, insieme al vicino lago Lucrino il Portus Iulius, ma ad alimentare l’Averno è l’acqua che scende dalle colline circostanti e s’immette nel bacino lacustre ad una profondità di una decina di metri. Racconta Ernesto Colutta, che lo conosce bene, che a quel livello si verifica una brusca mutazione nell’acqua del lago. Al di sopra, fino alla superficie, l’acqua è limpida, popolata da pesci e animali acquatici e ospitale per le specie vegetali che vi sono insediate, comprese alcune caratteristiche alghe. Al di sotto dei dieci metri, invece, le profondità dell’Averno sono prive di forme di vita vegetale e animale. E fu forse questa doppia identità del lago a suggerire agli antichi l’immagine del luogo di passaggio tra il mondo dei vivi e quello dei morti.
Periodicamente, il secondo prende il sopravvento e s’impadronisce anche della parte viva del lago. Accade per le esalazioni sulfuree che, quando si sprigionano più copiosamente dalla profondità a causa dei fenomeni vulcanici, rendono l’acqua improvvisamente bianca come il latte e mortale per i pesci. E capita pure, sebbene più raramente, che le alghe fioriscano in modo particolarmente abbondante. E allora l’acqua si tinge all’improvviso di rosso. Come un lago di sangue.
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