Dal punto di vista geologico, la roccia del Partenio è di natura calcarea, per cui presenta tutte le caratteristiche tipiche del carsismo, a cominciare dalle numerose grotte disseminate su tutti i versanti, tanto che solo nel Nolano se ne contano ben venticinque. Altro elemento caratteristico è la presenza di diverse sorgenti e di corsi d’acqua a carattere torrentizio, alimentati dall’acqua piovana che scorre attraverso i valloni scavati dagli elementi lungo i fianchi dei monti. Oltre al Calore, che scorre nella parte settentrionale della dorsale e, dunque, del parco, si contano il Clanio, che alimenta la seicentesca rete idrografica dei Regi Lagni; l’Isclero, che nel Casertano affluisce nel Volturno; il torrenteRio Vergine che va ad ingrossare il Rio Finestrelle ad Avellino; il bacino del Sabato e, tra Benevento e Avellino, il torrente Corvo. Corsi d’acqua che per diversi tratti seguono percorsi sotterranei per poi riapparire in superficie. E non mancano le cascatelle e la cascata di Acquapendente.
I monti che si distinguono per l’altezza sono Montevergine con i suoi 1850 metri di altezza, noto perché accoglie il famoso santuario mariano meta di pellegrinaggi da ogni parte d’Italia e dì’Europa, Monte Avella di 1480 metri e Monte Ciesco, alto 1357 metri. La natura incontaminata che li caratterizza e i fitti boschi che in gran parte li ricoprono, tanto da giustificare la dichiarazione di Sito di Interesse Comunitario (SIC), giustificano la speciale tutela introdotta con l’istituzione del parco. Non mancano aree coltivate, soprattutto nelle valli – Caudina, del Sabato e Vallo di Lauro Baianese – e a pascolo.
La grande biodiversità che si registra nel Parco del Partenio, dovuta ai terreni sia argillosi che calcarei e vulcanici, comunque decisamente fertili, per quanto riguarda la flora, fa registrare un’amplissima varietà di specie, legate anche all’altitudine e alle fasce climatiche. Alle quote basse prevalgono aree coltivate frammiste a macchia mediterranea. Salendo di altezza, si susseguono leccete, boschi di querce e castagni e, nella parte più alta, le faggete con prati per il pascolo ed essenze che regalano splendide fioriture: Garofano selvatico, Viola dell’Etna, Viola tricolore, Crepis, Narciso, Asfodelo, Trifoglio, Poa e Armeria. In prossimità dei corsi d’acqua, gli alberi di alto fusto sono il pioppo nero, bianco e tremulo, insieme a ontano napoletano, carpino, acero di Lobelius. La flora rupestre è rappresentata da sassifraghe, edraianto, campanula, centaurea, pimpinella, valeriana, asperula, dafne. Nel parco si contano anche 33 specie di orchideee selvatiche. C’è poi il Giglio Martagone, scelto come simbolo del parco. E non mancano erbe dalle proprietà curative, utilizzate da monaci benedettini dell’abbazia di Montevergine per produrre il loro famoso liquore da un’antica ricetta tramandata all’interno del convento.
Non meno ricca è la fauna selvatica, che ci vive stabilmente o che frequenta il parco nella bella stagione. Ben rappresentati sono gli anfibi, con la presenza di oltre dieci specie, che si aggiungono a Salamandrina dagli occhiali e Tritone italico. Salamandra pezzata, Ululone dal ventre giallo, Rospo smeraldino e Raganella italica. E alla testuggine palustre europea. Tra i mammiferi, si contano: martora, tasso, donnola, volpe, faina e anche, di nuovo, rari esemplari di lupo.
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