La grande sirena dell’artista Luigi Manzo dà il benvenuto a Vietri, la città che della ceramica ha fatto il suo elemento distintivo.
Colorata, vivace, versatile, multiforme, artistica, originale, è presente ovunque: intorno alle botteghe che popolano il centro storico, lungo le strade della città e in quelle delle frazioni, nei belvedere, sui muri dei palazzi, sulle cupole delle chiese, ma anche nelle decorazioni interne e sulle facciate. Pannelli, sculture, piastrelle e oggetti destinati agli usi più vari, nella differenza delle lavorazioni, degli stili e delle mani dei ceramisti, sono tutti pezzi unici, frutto di talenti e di abilità che sintetizzano una storia ultrasecolare. Che si fa risalire addirittura all’eredità degli Etruschi, fondatori dell’antica Marcina cinque secoli prima di Cristo. E alle terre di comune matrice etrusca si collega comunque la tradizione più recente, medievale, della lavorazione della terracotta a Vietri. Fu nel Duecento, infatti, che i maestri vietresi cominciarono a viaggiare, per proporre i loro lavori nelle fiere che si svolgevano soprattutto nel Centro Italia. Ed ecco come mai alcuni motivi caratteristici delle ceramiche campane come il pavone o le foglie di palma stilizzate si ritrovano nella ceramica dell’etrusca Orvieto. Così come sono presenti nelle lavorazioni vietresi del Cinquecento.
Secondo gli storici, a dare un impulso decisivo allo sviluppo della produzione ceramica a Vietri fu la dipendenza da Cava de’ Tirreni di cui fu a lungo una frazione, fin da quando re Ruggero aveva fatto dono del porto vietrese all’abbazia della Ss. Trinità di Cava. C’era da soddisfare una domanda crescente di terrecotte per l’attività edilizia di Cava e per gli scambi commerciali che l’abbazia gestiva via mare con la piana del Sele. E Vietri si prestava ad essere sede delle lavorazioni per la tradizione antica certo, ma anche per la disponibilità di argilla e soprattutto per l’acqua del torrente Bonea, che faceva funzionare i mulini utilizzati per lavorare la creta e per preparare i colori. E poi, in pieno periodo rinascimentale, l’espansione dell’artigianato ceramico fu fortemente voluta dai nobili Sanseverino. Così la produzione di Vietri continuò a crescere di pari passo con la specializzazione dei suoi artigiani. In particolare, i vietresi eccellevano nella produzione delle riggiole, che conobbe una grande evoluzione nel Seicento, quando si imposero le piastrelle in stile compendiario, ovvero bianche con decorazioni turchine, gialle e arancioni, mentre il verde era piuttosto raro.
Diverse dalle ceramiche napoletane per i colori più tenui e le forme degli oggetti meno slanciate, le ceramiche di Vietri arrivarono nella capitale grazie agli artigiani della cittadina della Costiera che andarono ad aprire nuove botteghe, dette faenziere, a Napoli, ma anche in altri centri vicini, come Minori. Nel Settecento, poi, si aggiunse la produzione dei vasi da farmacia, che si distinguevano per il colore marrone di manganese e per il decoro paesistico con una prevalenza del turchese. Tutti particolari distintivi della ceramica vietrese, che approdò anche in Sicilia, ampliando la sua area di esportazione. Un processo che proseguì nell’Ottocento, grazie all’aumento della richiesta di riggiole, che richiese una produzione su scala più industriale, senza tradire però la qualità artigianale dei prodotti.
Dagli anni Trenta del secolo scorso approdarono a Vietri diversi artisti ebrei tedeschi, costretti a lasciare la Germania per la persecuzione nazista. Per guadagnarsi vitto e alloggio donavano proprie opere a chi li ospitava e inoltre erano interessati alla lavorazione della ceramica. Questo scambio artistico si rivelò molto proficuo e donò alla ceramica vietrese temi e motivi decorativi più moderni e internazionali. Comparve allora il “ciucciariello” che è ancora un simbolo della ceramica vietrese moderna. E i tedeschi che rimasero dopo la guerra, con le loro conoscenze chimiche, diedero un contributo prezioso alla ricerca sui colori. In particolare, fu allora che fu sviluppato il famoso “giallo Vietri”. Tutti elementi presenti anche nella produzione odierna, che conferma Vietri come centro di eccellenza dell’artigianato della ceramica.
Un quadro completo delle lavorazioni vietresi e della loro evoluzione nei secoli è offerto dal Museo provinciale della Ceramica di Villa Guariglia a Raito. Mentre pregevoli esempi di ceramica contemporanea sono esposti nella Fabbrica di Ceramiche Solimene, all’ingresso del centro cittadino.
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