Etruscologo di fama, profondo conoscitore dell’Italia antica, collaboratore di lungo corso di Giorgio Buchner, lo scopritore di Pithecusa, David Ridegway nacque ad Atene l’11 maggio 1938. Dopo la laurea in Lettere classiche all’University College di Londra nel 1960, frequentò un corso di specializzazione post-universitario sull’Archeologia europea e mediterranea ad Oxford.
Nel 1964 partecipò per la prima volta ad una ricerca archeologica in Italia con la University of Pennsylvania, alla ricerca della colonia greca di Sibari, in Calabria. E in quell’occasione conobbe una giovane etruscologa, Francesca Romana Serra. Tra i due nacque un solido connubio di lavoro e di vita, suggellato dal matrimonio nel 1970.
Dal 1968 Ridgway aveva iniziato ad insegnare presso l’Università di Edimburgo, dapprima come docente di archeologia e in seguito come “reader” prima del Dipartimento di Archeologia e poi di Studi classici. Presso lo stesso dipartimento insegnava Archeologia ed Arte classica anche Francesca Romana Serra, che proseguiva contemporaneamente le sue ricerche sull’arte etrusca e si dedicava pure alla pubblicazione degli studi sugli scavi archeologici. Proprio in quell’ultimo scorcio degli anni Sessanta, Ridgway aveva preso contatti con l’archeologo Giorgio Buchner che gli propose di collaborare alla pubblicazione dei risultati degli scavi da lui effettuati nella necropoli di Pithekoussai, a San Montano, negli anni 1952-1961. Si trattava dell’enorme mole di reperti rinvenuti nelle 723 tombe risalenti all’VIII, VII e VI secolo a.C. e a quelli contenuti nei 131 sepolcri di epoca più recente, dal V secolo all’età romana. Ridgway accettò e Buchner donò come regalo di nozze a Francesca Romana Serra i diritti di pubblicazione dei materiali pithecusani. Tra i quali pezzi di straordinario valore scientifico come la Coppa di Nestore e il Cratere del Naufragio. E fu proprio la Serra tradurre il catalogo della ceramica curato dal marito.
I Ridgway lavorarono alla pubblicazione su Pithekoussai per diverse estati consecutive, trascorse ad Ischia, con lunghe sedute nel deposito dei reperti a Lacco Ameno. Il testo di Pithekoussai I fu completato nel 1979, ma per la sua pubblicazione come monografia nella collana “Monumenti Antichi” dell’Accademia Nazionale dei Lincei si dovette attendere il 1993. Nel frattempo, nove anni prima, Ridgway aveva dedicato a Pithecusa il libro che ha raccontato la scoperta al grande pubblico dei non addetti ai lavori, L’alba della Magna Grecia. Nel 1992 era uscito anche The First Western Greeks in Inghilterra e a seguire nelle edizioni francese, greca e spagnola. In tutti quegli anni, il nome di Ridgway fu associato a quello di Buchner e della sua scoperta di Pithekoussai. Destinata a rimanere, quest’ultima, uno dei pilastri dell’opera dell’archeologo britannico unitamente ai suoi studi sui reperti metallici di epoca nuragica in Sardegna, a cui dedicò diverse pubblicazioni. Mentre si allentarono i suoi legami con Ischia, dove non fu presente all’inaugurazione del Museo Archeologico di Pithecusae a Villa Arbusto nell’aprile del 1999.
Socio con la moglie di numerose istituzioni scientifiche britanniche e internazionali, Ridgway si ritirò dall’insegnamento nel 2003. Al 2006 risale una pubblicazione con la quale una cinquantina di studiosi vollero rendere omaggio ai coniugi Ridgway: Oltre frontiera: Etruschi, Greci, Fenici e Ciprioti. Studi in onore di David Ridgway e di Francesca Romana Serra. Nel 2008 con la perdita della moglie, si interruppe un fruttuoso sodalizio scientifico, oltre che personale. Nel 2010, in occasione del decennale dell’inaugurazione del Museo di Pithecusae, inviò un suo autorevole contributo su Pithekoussai e il mondo etrusco. Ridgway morì ad Atene il 20 maggio 2012
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