Il paesaggio come espressione della mitologia, come oggettivizzazione di una profonda simbologia... i greci e i romani, come altri popoli dell’antichità, questo attuavano, quando guardavano alla Natura e alle sue manifestazioni.
Al giorno d’oggi questo nome è famoso in quanto legato alle fortune della nota acqua commerciale ma a un’attenta analisi regala informazioni preziosissime.
Secondo la mitologia greca, Lete era la figlia della dea Eris, la divinità della discordia che donò a Paride la famosa mela d’oro antefatto della decennale guerra di Troia.
Ne parla sia Platone nella sua Repubblica che Virgilio nell’Eneide, come fiume degli inferi, dove le anime dei morti si bagnano per dimenticare le proprie vite passate e in tal modo, rinascere a vita nuova... attraverso i secoli, il suo nome viene citato anche da Alighieri, nel Purgatorio, ma anche da Goethe e Baudelaire.
La corsa di questo fiume non dura molto (in appena 20 km confluisce nel Volturno) ma il suo serpeggiare bagna gole, vallate e borghi meravigliosi, come quello di Prata Sannita, antico abitato medievale adagiato su una collina, ai piedi del monte Favaracchi, dominato dall’antico castello angioino detto “di Pandone” dal nome del nobile che lo ristrutturò nel XIV secolo.
Ai piedi di questa cittadella si può ammirare il ponte medievale, perfettamente conservato, che anticamente collegava Prata agli altri paesi limitrofi.
Grazie alla presenza del prezioso fiume, il paesaggio è di un verde smeraldo e le attività umane erano molteplici... ancora oggi si può ammirare un antico mulino restaurato, nei pressi del ponte.
Informazioni tecniche:
Lunghezza: 10 km
Dislivello: 400 m
Durata: 6 ore, pause incluse
Difficoltà: media (Escursionisti)
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