La Stazione Zoologica di Napoli ha lanciato una campagna di segnalazione dei nidi di tartaruga marina sui litorali campani. Avviata la collaborazione con l’Amp delle Isole Flegree.
Il primo nido in Campania risale a vent’anni fa. E da allora le tartarughe Caretta caretta hanno dimostrato di essere sempre più convinte di affidare alle spiagge campane il destino dei loro piccoli. Tanto da stabilire l’anno scorso un record di deposizioni: oltre settanta, su un numero anch’esso crescente di lidi, dall’estremo sud cilentano, che si è confermato loro zona prediletta, fino alle coste settentrionali, nel golfo di Gaeta. E, per la prima volta, anche sull’isola d’Ischia, sulla spiaggia della Chiaia, a Forio. Un progressivo cambiamento di abitudini per animali estremamente abitudinari che è conseguenza dell’aumento delle temperature del mare. Se, infatti, la Caretta caretta si riproduceva in passato solo lungo le coste orientali e meridionali del bacino, dove trovava temperature adatte alle covate, il riscaldamento delle acque più a nord, ha reso favorevoli anche i litorali dell’Italia meridionale, compresi quelli campani. D’altra parte, la specie di tartarughe marine più diffusa nel Mediterraneo è di casa nel nostro mare oggi come lo era anche quando andava a riprodursi altrove. Anche se la sua presenza è tuttora misconosciuta ai più. Tanto da suggerire la necessità di una maggiore e più capillare informazione e sensibilizzazione su questi antichi e importanti abitatori del nostro mare. Per questo, in occasione della Giornata del Mare, l’Area Marina Protetta Regno di Nettuno e la Stazione Zoologica “Anton Dohrn” di Napoli, hanno dedicato l’apertura del fitto programma di iniziative ad incontri sul tema organizzati a Ischia e a Procida, coinvolgendo anche le scolaresche.
Salvaguardare la riproduzione delle tartarughe
La Stazione Zoologica, che studia da tempo le testuggini marine e gestisce il centro di recupero ad esse riservato a Portici, ha lanciato il progetto “Caretta in vista”, da realizzare con la collaborazione di tutti coloro che frequentano il mare e, ovviamente, delle Aree marine e degli enti pubblici territoriali. Lo spostamento verso nord dell’areale riproduttivo, infatti, impone attenzioni e accortezze nuove, per salvaguardare i nidi e, di conseguenza, le nascite delle nuove generazioni della specie che non è più in estinzione, ma resta fortemente vulnerabile e a rischio.
E lo è moltissimo, a rischio, proprio sui nostri litorali e nelle acque antistanti. L’altissima antropizzazione a terra e a mare moltiplica i pericoli quotidiani da cui devono guardarsi gli esemplari adulti, le madri e anche i cuccioli, prima e dopo la schiusa delle uova. A fronte dei settanta nidi scavati nel 2021, per un numero doppio di volte le tartarughe hanno desistito dal deporre le uova su lidi rivelatisi inospitali. Quando le spiagge sono completamente occupate da attrezzature balneari; quando l’inquinamento acustico e luminoso è molto alto anche nelle ore notturne in cui le Caretta salgono dal mare per scavare i nidi; quando la presenza umana ravvicinata le infastidisce, preferiscono tornarsene a mare e riprovare altrove. Con notevole stress.
Basti pensare che, per evitare problemi agli embrioni nelle uova con i movimenti della tartaruga per scavare le buche e deporre, lo sviluppo embrionale si blocca naturalmente per dodici ore. Dunque, è necessario che entro quel lasso di tempo avvenga con successo la deposizione e la madre è impegnata a cercare le condizioni migliori per farlo. Non avendo impegni di cura, il suo compito biologico si esaurisce nel cercare di assicurare la massima resa delle uova, che vuol dire massimizzare le nascite dopo i cinquanta giorni di covata. Perché le Caretta depongono ogni due anni centinaia di uova, anche in più nidi nel corso della stessa estate (tra giugno e luglio), ma molte non si schiudono e già sulla spiaggia i tartarughini sono falcidiati da gabbiani e altri uccelli o da segnali luminosi che li disorientano, spingendoli lontani dal mare. E quelli che arrivano a prendere l’onda, nei primi anni di vita sono facile preda di tutti i pesci. Per cui tante sono le uova, ma limitata è la percentuale di animali che riesce a raggiungere l’età adulta e i vent’anni che segnano l’età della riproduzione.
Moltiplicare gli avvistamenti e le segnalazioni
Ora che le tartarughe scelgono sempre più di frequente i lidi campani per nidificare, è necessario riuscire a individuarli il più precocemente possibile, per metterli in sicurezza e custodirli fino alla schiusa delle uova. La Stazione Zoologica tramite le Aree Marine Protette, a cominciare dal “Regno di Nettuno”, punta ad informare operatori balneari e frequentatori delle spiagge, al fine di evitare comportamenti rischiosi per le tartarughe madri, per le uova e per i piccoli.
Essenziale è individuare i nidi con tempestività, già al mattino presto, prima che le spiagge siano occupate dalle normali attività di fruizione. Le tracce lasciate dalle tartarughe somigliano a quelle di piccoli cingolati dal mare e al contrario. Nei prossimi giorni saranno diffusi appelli per trovare volontari che, in collaborazione con gli operatori balneari e i Comuni per le spiagge libere, sorveglino i nidi e li circoscrivano fino alla schiusa, senza compromettere le attività sulle «spiagge.
Tartarughe ferite o in difficoltà, ecco chi avvisare
Collaborazione e partecipazione attiva di pescatori, naviganti e bagnanti sono necessarie anche per salvare tartarughe in difficoltà o ferite avvistate in mare. «Non intervenite mai direttamente e non rilasciate mai in mare tartarughe “pescate” sul fondo – sottolinea il ricercatore Fulvio Maffucci – le tartarughe possono morire per embolia se tirate su troppo in fretta e possono riportare ferite mortali se non sono trattate, in ogni caso di difficoltà, da persone esperte e veterinari specializzati».
Perciò, quando ci si imbatta in Caretta caretta a rischio, si dovrà telefonare al 334 6424670, allertando chi potrà aiutarle e salvarle. Ne muoiono tante nel nostro mare, vittime della pesca non sostenibile, di collisioni con natanti, di inquinamento e di bocconi mortali di plastica. Serve il contributo di tutti per salvare queste antichissime creature marine che sono la cartina di tornasole dello stato di salute del nostro mare.
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