Nei dintorni di Sant’Angelo a Fasanella, territorio già noto per l’Antece, tra i tanti richiami di una natura di grande bellezza ci sono anche le cascate del fiume Auso.
Sostenevano gli antichi che il contatto con l’acqua del Sele trasformasse ogni cosa in pietra. La prima constatazione delle particolari proprietà che in quella zona caratterizzavano non l’acqua del fiume, bensì le sorgenti termominerali presenti nella località che ha preso il nome di Bagni di Contursi, a sud e a valle della collina della città, in piena riserva fluviale con la sua vegetazione lussureggiante di pioppi bianchi, salici e lecci.
Nella stagione degli amori i maschi si combattono con incredibile violenza. Per alcuni studiosi, è proprio questa la caratteristica selezionata da un processo evolutivo ultramillenario da cui dipenderebbe anche il melanismo caratteristico della Lucertola azzurra di Licosa.
La sorgente sotterranea non cessa mai di consegnarla generosamente al mare. Ancora gelida, come emerge dal ventre della terra nella grande grotta, l’acqua dolce si mescola a quella salata, trasferendole la sua freschezza. Un fenomeno naturale che rende unico quel tratto di mare, protetto dalla baia incorniciata di verde, regalandogli anche il nome che condivide con gli altri elementi distintivi del luogo: Infreschi.
Venticinque diversi habitat meritevoli di tutela. Una straordinaria varietà biologica rappresentata da migliaia di specie animali e vegetali, molte delle quali endemiche e rare. Una dotazione di siti archeologici e di testimonianze storico-artistiche che copre un arco temporale di cinquecentomila anni.
Fu il mare, pietoso, ad accompagnare le sue candide membra ormai senza vita, deponendole su un lembo di terra emersa davanti al capo Enipeo, estrema propaggine meridionale del golfo di Poseidonia. Così la sirena Leucosia, dopo l’incontro fatale con Ulisse, legò indissolubilmente il suo nome all’isola e al verde promontorio di Licosa, regno silenzioso degli arbusti profumati della macchia.