Tremila chilometri da Canterbury, in Gran Bretagna, attraverso l’Europa, percorsi fin dall’epoca longobarda per raggiungere innanzitutto Roma, principale meta dei pellegrini delle più varie provenienze, e poi la costa pugliese a Santa Maria di Leuca, dov’era uno degli imbarchi verso la Terrasanta, utilizzato anche dai crociati.
Ai piedi del Monte Tifata, sul versante ovest del monte, esiste un piccolo polmone verde che, grazie al rapporto tra uomo e natura, può essere definito un rifugio di quiete.
L’Alto Casertano, terra di innumerevoli borghi medievali, perle incastonate sulla mezzaluna montana che protegge e domina la pianura dell’antica Terra di Lavoro.
Il paesaggio come espressione della mitologia, come oggettivizzazione di una profonda simbologia... i greci e i romani, come altri popoli dell’antichità, questo attuavano, quando guardavano alla Natura e alle sue manifestazioni.
Al cospetto della porta megalitica di Trebula Balliensis si ha come la sensazione di trovarsi in Irlanda, a Malta oppure in qualche sito archeologico della Grecia, invece calchiamo la terra dell’alto casertano.
Il Parco Regionale di Roccamonfina-Foce Garigliano è uno scrigno quasi sconosciuto ai più, che custodisce antiche memorie, fatte di fuoco, di fede e lavoro incessante sia della Natura che dell’uomo.
Monte Massico, barriera naturale che divide la piana casertana dalla valle del Garigliano, è una montagna solitaria alta “solo” 800 metri ma non bisogna sottovalutarla o deriderla, dopotutto è un luogo abitato dagli Dèi.
La piana casertana è strettamente legata all’antica Roma, non solo per la storia dell’antica Capua ma per il senso del sacro che ancora oggi aleggia su questo territorio.